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6 settembre 2011 2 06 /09 /settembre /2011 17:21

C'è chi sobbalza per lo scoppio di un petardo, c'è chi la notte non dorme, c'è chi ingrassa, c'è chi non riesce più a mettere piede in caserma perchè le uniformi gli ricordano il giorno dell'attentatogli-eroi-dimenticati-e-la-loro-dura-battaglia-contro-il-pts.jpg. La loro vita è divorata dall'ansia e dai terribili ricordi dell'attentato di Nassirya del 2003. Di questi eroi se ne parla poco, o non se ne parla niente. Come se lo Stato li avesse dimenticati. Non solo i Carabinieri sopravvissuti all'attentato, ma anche molti militari di ritorno da missioni in teatro operativo all'estero.  I sintomi descritti sopra sono solo alcuni dei sintomi del "Ptsd"(Post traumatic stress desorder). Un disturbo che fa molte vittime tra i militari dei contingenti stranieri. Secondo alcune fonti il tasso di militari affetti da da Ptsd è del 4/5% nei militari dei contingenti stranieri, con punte del 20,30% nei militari USA. Per ciò che riguarda l'italia invece, le statistiche sono rassicuranti solo in apparenza. Il Ptsd non esiste, anche se alcune testimonianze raccolte dal quotidiano "La Repubblica"affermano l'esatto contrario. Sono le testimonianze dei reduci di Nassirya. E' la storia di Piero Follesa che un giorno a casa sua ha aggredito il figlio perchè pensava fosse un nemico in teatro operativo. Oppure la storia di Pietro Sini, anche lui era presente quel giorno di novembre del 2003, è riuscito  a portare in salvo 5 dei suoi colleghi. Una volta rientrato a casa dopo l'attentato, non riusciva più a dormire ed era sempre nervoso. La psicologa Sabrina Bonino assieme allo pschiatra Daniele Moretti hanno curato dal 2004 fino ad oggi 5 reduci di Nassirya. Uomini che hanno vissuto un'esperienza devastante, hanno visto i corpi dei loro commilitoni dilaniati o carbonizzati, scene raccappriccianti impresse per sempre nella loro memoria."Giravamo per la base, dove vedevamo cani e mosche lì sapevamo che c'erano i resti dei nostri  compagni, li raccoglievamo a mani nude e buttavamo tutto in sacchi della mondezza, senza sapere se erano i resti di un Carabiniere o du un soldato" afferma uno dei sopravvissuti.  Ma perchè le statistiche sui dati dei militari italiani affetti da"Ptsd"sono sfalsati? L'ipotesi è che ammatterne l'esistenza sarebbe affermare che l'Italia all'estero non è impegnata in missione di pace, ma di guerra. Questo il pensiero di Sergio Dini Procuratore di Padova, che per molto tempo è stato anche Procuratore militare. Secondo l'Esercito, il Pstd non esiste o ci sono pochissimi casi. Le  parole del Generale Michele Gigantino, psicologo clinico e per 10 anni Capo Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche del Policlinico Militare il Celio, sono rassicuranti:"Il valore aggiunto del nostro esercito risiede in un aprofonda cultura psicologica della selezione che è a maglie molto strette:scegliamo i più adatti e lavoriamo affinchè le persone che non sono pronte per la missione non partano:se hanno un problema è un loro dovere dirlo al medico.E' importante il ruolo dei Comandanti:sono loro ad avere il polso della situazione e anche ad intercettare chi sminuisce un problema è più complicato che non il contrario, va detto che il personale di oggi è un'altra cosa:sono uomini davvero preparati." Già uomini e non macchine. 

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