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11 aprile 2011 1 11 /04 /aprile /2011 15:50

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In questi giorni i militari italiani sono in allarme più che mai. Devono infatti proteggere gli spostamenti blindati della delegazione italiana guidata dal Ministro per lo Sviluppo Economico Paolo Romani nel loro "tour"tra Herat e Kabul. Un tour di 3 giorni, per far partire la MSE, ovvero la Missione per lo Sviluppo in Afghanistan.  Durante la sua visita di tre giorni, iniziata l'altro giorno, il Ministro è accomapgnato da una foltissima delegazione di rappresentanti di Confindustria e di circa 30 aziende italiane, tra le quali Eni, Enel, Enea, e varie aziende che si occupano di infrastrutture, logistica, settore minerario e commerciale. Il Ministro Romani, visiterà anche il contingente militare italiano di stanza A Camp Arena, ad Herat. E' previsto un incontro anche con il Ministro Nazif Shathami che si occupa delle risorse  minerarie afgane, con il Presidente Karzai, e con il governatore di Herat, Daub Saba. Sono previsti incontri e tavole rotonde  su infrastrutture, energia, commercio internazioinale per gli imprenditori. Il Ministro Romani visiterà anche la sede Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, e ci sarà incontro con i rappresentanti delle ONG che operano in territorio afgano. La missione si concluderà il 12 aprile con la firma di  un importante accordo alla presenza del Ministro Karzai. Accordo che avvierà la collaborazione industriale e commerciale tra Italia e Afghanistan. Il Ministro Romani ha affermato che: "Facciamo la nostra parte per garantire la sciurezza dei più deboli e per creare le condizioni  di una nuova crescita.  Ringrazio davvero il Presidente Karzai e il su esecutivo, i nostri  Ministeri della Difesa, e degli Esteri, i soldati italiani che continuano a svolgere un ruolo fondamentale, e gli imprenditori che mi auguro possano occupare un ruolo centrale per costruire un nuovo Afghanistan". Dietro tanti bei discorsi, forse si nasconde il grande interesse che l'Italia ha per le immense ricchezze naturali di questo paese. Secondo alcuni geologi ed esperti americani infatti, l'Afghanistan è un paese ricco di risorse, di oro, litio, ferro, rame. Gli americani avrebbero affermato di aver trovato "l'Arabia Saudita dei minerali". L'anno scorso un articolo apparso sul New York Times del 14 giugno, citando fonti militari, stimava il valore dei giacimenti intorno al trilione di dollari. Siti di terre rare e niobio del valore di 90 miliardi di dollari e litio e rame del valore di 60 miliardi di dollari si trovano proprio nella zona di Herat, Ghaz, e Farah. Già molte le nazioni che hanno messo gli occhi sulle ricchezze del sottosuolo afgano:India, Turchia, Canada, Australia, e la Cina. Le zone da sfruttare si trovano in aree pericolose sotto l'attacco degli insurgents. Nonostante questo, i cinesi ad esempio, non hanno certo perso tempo iniziando a scavare il sottosuolo alla ricerca di minerali preziosi. Gli scavi però si sono dovuti fermare, davanti al rtrovamento di un'antica statua del Buddha e di un monastero risalente a 2.6000 anni fa. Viene da chiedersi come sia possibile pensare di avviare degli accordi economici con un paese nel quale la stabilità e la sicurezza non siano state ancora del tutto raggiunte, dove c'è il costante rischio di attacchi da parte dei talebani, dove il contingente italiano a partire dal mese di maggio, sarà impegnato a contrastare l'intensificarsi degli attacchi degli"insurgents", dove un popolo aspetta la pace e che la sua terra gli venga restituita. Ma gli interessi economici  si sa, riescono a guardare anche oltre queste problematiche. 

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